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Le interviste olimpiche ... Antonio Esposito ed un giorno atteso da 30 anni

L’intervista olimpica di oggi è con Antonio Esposito, napoletano, classe 1994 che si presenta così… “Esposito Antonio, sono un atleta nazionale, 81 chilogrammi. Sono stato campione del mondo juniores e bronzo ai campionati d’Europa nel 2018, senior. Mi sono qualificato

per le Olimpiadi”.

Quale è il pensiero che hai delle Olimpiadi? Quello che ricordi quando eri bambino o ragazzo e quello che hai oggi.

“Io sono sempre stato un appassionato di sport e da piccolo ho sempre guardato tutte le Olimpiadi da casa, in televisione, stavo giornate intere a guardare tutti gli sport, le medaglie che portava l’Italia. E adesso far parte di questa squadra, di questa delegazione italiana è bellissimo… pensare che ci sarà qualche bambino che mi starà guardando in quel momento e dirà anch’io ci arriverò un giorno… così come io dicevo a me stesso un giorno ci voglio arrivare. Ho seguito sempre tutti gli sport, ma il judo in particolare ed i campioni del passato mi hanno dato sempre tanta forza e tanta ispirazione. A parte quelli come Pino, Girolamo che hanno dato un senso alla mia adolescenza nel judo, poi c’è stato Fabio… io ero lì con lui a Rio, quando ha portato quell’oro, mi ha dato una motivazione esagerata. Mi ha dato tanta voglia di… perché io a quell’Olimpiade non mi sono qualificato, ed ero lì come partner per lui. Vedere lui vincere mi ha dato tanta forza e tanta voglia di andare avanti e provarci. Provarci con tutto me stesso. Adesso il primo step è stato fatto, manca l’ultimo. L’ultimo è vincere! Vincere e basta”.

Va bene, adesso immagina di essere nel giorno della gara, raccontaci come può essere la tua giornata, dal risveglio, se hai qualcosa che fai per trovare la concentrazione, una musica particolare, se fai qualche gesto scaramantico, insomma portaci lì con te…

“Posso portarti lì con me già dalla notte, perché sarà una notte molto lunga. Io di solito prima delle gare non dormo, dormo molto poco. Un po’ l’ansia, un po’ non lo so, ma non dormo… quindi spero di dormire, anche se sarà molto difficile. La mattina, io sono un tipo molto ansioso, non faccio quasi mai colazione, non mangio quasi nulla, mi sforzo quasi a mangiare, sono troppo concentrato per quello che verrà. Quella troppa concentrazione a volte è un vantaggio ed a volte uno svantaggio, però io sono sempre stato così e continuerò a fare così, rimango concentrato, non mangio, non fa niente. Quel giorno me lo vivrò a pieno, al cento per cento, ogni sensazione, ogni emozione. Quella di salire su quel tatami e di dare tutto me stesso. E basta. Poi sarò lì per vincere, sto aspettando questo giorno da trent’anni”.

Parigi è vicina e quindi potrai contare anche su molte persone che ti rimarranno accanto?

“Sono molto contento per questo perché verrà la mia famiglia, tutta la mia famiglia a vedermi. A qualche gara è venuto mio padre, mamma invece non è mai venuta, qualche volta quand’ero piccolo è venuta nei palazzetti qui in Italia, ma non ha mi visto un mio incontro da vicino, usciva sempre, scappava… adesso la ho costretta, le ho detto che si deve guardare i miei incontri. Ha detto che ci prova, speriamo”.

Che cosa vuoi dire, se lo vuoi fare, a tutte quelle persone che in un percorso come questo, hanno avuto un’influenza su di te, ti hanno aiutato e supportato?

“Tutte queste persone sono state per me fondamentali. Io sono molto forte caratterialmente, riesco sempre a tirare il meglio di me nel peggio, però senza la vicinanza delle persone come il mio maestro, che ha sempre creduto in me, anche quando ero giù mi ha dato forza e quelle cazziate giuste per farmi tirar fuori quello che serviva. I miei genitori che non mi hanno mai fatto abbattere, mai mai mai. Mi hanno sempre dato lo stimolo, mi hanno detto devi essere più forte, ce la devi fare. E questo mi dava forza. I miei fratelli che si allenano con me, quello mi basta, mi fanno da partner, sono a mia completa disposizione sempre. La mia fidanzata che mi sopporta da quattro anni e mezzo ormai, prima delle gare, dopo le gare che vanno male, durante i periodi di stages, di allenamenti che non ce la faccio, a volte sono un po’ giù e lei ha tanta pazienza, oltre la mia famiglia, il mio maestro, i miei fratelli, tutti hanno tanta pazienza e tutti li ringrazio”.

Ultima domanda. Preferiresti disputare la finale per l’oro e perderla o la finale per il bronzo e vincerla?

“Questa è una domanda… non ti saprei dire… anche nelle gare del circuito del World Tour ho sempre fatto terzo o primo. Mai secondo. Quindi non ti so dire la sensazione che avrei nel perdere una finale per l’oro, però la prenderei lo stesso. Anche se uno punta all’oro, se deve venire il secondo lo prendo. Non fa niente!”

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