Le interviste olimpiche … ecco a voi Andrea Carlino
Sono Andrea Carlino, gareggio nella categoria al limite dei 60 kg ed i miei maggiori successi sono il terzo posto nel Grand Slam ad Astana, in Kazakistan, poi il terzo posto agli Europei junior ed a livello nazionale ho vinto i campionati italiani nelle classi esordienti, cadetti, junior, mentre i
senior ancora mi mancano.
Se ti dico Olimpiadi, qual è la prima immagine che ti compare davanti agli occhi?
La Torre Eiffel… fino dall’inizio di questo triennio olimpico ho sempre avuto l’obiettivo di qualificarmi per l’Olimpiade, però all’inizio… alla fine di questo ciclo è stato un amore ed odio, perché ho puntato, ho lavorato tanto, sacrificato tanto per puntare a questa qualifica, poi alla fine di questa competizione che dava i punti olimpici, che era il mondiale di fine maggio, nella lista dei qualificati ero fra i primi esclusi e quindi con grande rammarico ho chiuso questo capitolo e ho pensato già di aprirne uno nuovo verso Los Angeles 2028… e invece solo qualche giorno fa ho ricevuto la notizia che sono stato ripescato grazie alla Reallocation Quota, grazie all’esclusione dei russi e si è riaperto questo capitolo. Sono stato scioccato dalla notizia, ma mi sono subito rimesso al lavoro per puntare in alto.
Facciamo un passo indietro… hai un ricordo particolare delle Olimpiadi quand’eri bambino?
Il primo ricordo risale a Londra 2012, ho seguito quell’Olimpiade dal computer nella mia stanza e sognavo di imitare quei campioni e di vincere una medaglia olimpica.
Anche se la domanda è banale, qual è il tuo obiettivo per questa Olimpiade?
L’obiettivo è l’oro, ovviamente. Come sempre si punta al gradino più alto del podio.
Immaginiamo che oggi sia il giorno della gara, quali sono i tuoi riti, se così li vogliamo chiamare, quali sono le cose che fai normalmente nelle ore che precedono la gara?
Appena suona la sveglia, la prima cosa che faccio prendo il telefono e guardo la poule… perché per scaramanzia, ma anche per rilassarmi, non la guardo mai il giorno prima. La guardo e mi focalizzo sull’avversario e da qui inizia la gara vera e propria. Poi ci sta anche il controllo del peso, perché c’è anche il random weight… quindi mi organizzo per come fare la colazione e poi entro nel mood della gara… di solito ascolto musica rilassante, soprattutto sul transfer per andare al palazzetto… ed una volta arrivato nella sala riscaldamento c’è un cambio totale, sia emotivo perché inizia l’adrenalina e cambio anche il tipo di musica, più motivante, che spinge di più. E poi inizio il riscaldamento ed aspetto la chiamata per salire sul tatami.
Il percorso che porta un atleta alle Olimpiadi è un percorso lungo ed articolato, che comprende molte figure diverse. Se pensi a queste persone, cosa vorresti dir loro in questo momento?
Soprattutto un ringraziamento, perché questo sembra uno sport individuale, ma tutte le persone che concorrono al risultato di un singolo spesso vengono dimenticate, ma sono importanti. Sia per l’aspetto fisico che quello mentale. A livello più personale tengo a ringraziare soprattutto la famiglia, perché è chi sta più a contatto che riesce a spronarti e spingerti quando c’è bisogno.
Se chiudi gli occhi un attimo e ti immagini a Parigi, con una medaglia al collo. A chi dedichi il primo pensiero?
A mia madre. Perché è quella che più di tutti ha sacrificato molto per costruire la persona che sono oggi e quindi sarà lei la prima che dovrò ringraziare.
Ultima domanda, potendo scegliere, preferiresti giocarti la finale per l’oro perderla o la finale per il bronzo e vincerla?
Questa è una domanda dura, però penso che la maggior parte degli atleti risponderebbe: vincere la medaglia di bronzo. Perché finisci la tua giornata con una vittoria.