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Intervista olimpica Gennaro Pirelli: a Parigi cercherò il suo sguardo sugli spalti

Buongiorno Gennaro, prima domanda… facile facile… Chi vince a Parigi nella tua categoria

di peso?

“Io!”

A posto. No, non è scontato che uno dica io…

“No, però… cioè… a 100 kg credo sia una delle categorie più difficili… credo… però chi è che non dice che va lì per vincere, quindi…

Un passo indietro, mi dici nome e cognome, categoria di peso e cosa hai vinto in questi anni

“Sono Gennaro Pirelli, categoria 100 chili e in questi anni, la medaglia più importante è stata quella all’europeo di qualche mese fa, dopo un periodo buio, dopo l’operazione alla caviglia. Però come prima medaglia, proprio più importante della mia vita è stato il Grand Slam di Tokyo, essendo stato il primo italiano a vincere questo torneo, quindi ricordato per questo inizialmente. E poi, un’altra medaglia importante è stata quella della chiusura della qualificazione, quella a Dushanbe, la settimana dopo l’europeo. Questi sono i miei risultati più importanti”.

Qual è il primo ricordo o il primo pensiero che hai dell’Olimpiade da bambino o da ragazzo e quel è invece quello di oggi?

“Allora, il primo a vedere all’Olimpiade… anzi non l’ho visto in live perché ero appena nato, però nei successivi ho visto Pino vincere quell’Olimpiade a Sydney, quindi è stato pure un’ispirazione, ma io ho anche altri compagni come Christian, che hanno fatto le Olimpiadi e vederli lì, e poi immaginare di arrivare il quadriennio dopo a fare le Olimpiadi assieme a lui è una bella sensazione, una cosa che prima immaginavi ed ora riesci a raggiungere. Quindi io credo, come aspettativa di questa Olimpiade, come esperienza totalmente nuova, vado lì sicuramente per vincere, per assaporare questa nuova avventura, perché da lì parte tutto… quindi, non ti nascondo che sono ancora emozionato, cioè devo ancora realizzare bene. Ho iniziato a gareggiare nei 100 kg un anno e mezzo fa, categoria nuova perché io prima facevo i 90. E non avevo tante aspettative, però poi quando non ci pensi, dai tanto, dai di più a volte. E infatti, ancora non ci credo che vada lì, a Parigi, per combattere per l’oro. Eh… è bello veramente”.

Se pensi che oggi è il giorno della tua gara, come riesci ad immaginarlo? Dal risveglio, se fai una colazione specifica, se ascolti una musica particolare, prova un attimo a vivere quei momenti…

“Allora io inizio la giornata… cerco di non pensarci la notte prima, cerco di dormire bene, tra virgolette, cosa che non riesco mai a fare perché sono abbastanza ansioso, nervoso. Però la mattina mi sveglio con quel focus proprio sulla gara, ed anche se sembra banale partire con la colazione giusta, non appesantirmi, sentirmi proprio quelle sensazioni giuste ed anche l’ansia fa parte di quel momento. Quindi parto dal fare colazione leggera, cuffiette nelle orecchie dal momento in cui esco dalla stanza e poi parto con la fase di riscaldamento, ma sempre focalizzato. Cerco di essere focalizzato al massimo da quando apro gli occhi la mattina, mentre il giorno prima ed i giorni prima cerco di stare il più rilassato possibile, perché gara dopo gara in questo quadriennio ho imparato tanto, e questo è fondamentale, arrivare a pensare alla gara solo la mattina. Perché altrimenti mi do troppa pressione e non riesco a dare il meglio di me stesso quel giorno”.

Vivere l’esperienza della tua prima Olimpiade ed il fatto che Parigi è sostanzialmente vicina per parenti e amici, che cosa ti fa pensare?

“Allora in questi anni la mia famiglia non è mai venuta a vedere una gara, mai. Perché non ha mai avuto la possibilità, quindi vedere soprattutto mia madre sugli spalti, perché io il suo sguardo andrò a cercare, vedere che è lì con me, sicuramente avrò tutt’altra energia e avrò sensazioni diverse, lo so già, perché per me lei è il mio punto di forza, fin da piccolo. È una sensazione diversa che ora non ti so spiegare, ma quando arriverò lì, solo ad immaginare mi vengono i brividi. Mi ha cresciuto lei, sono sempre stato con lei, lei è stato il mio punto di forza da piccolo, mi portava in palestra, dopo giornate di lavoro, cose che potrei raccontare fino all’infinito. Il fatto che lei, la prima gara che vedrà è l’Olimpiade a Parigi, è una cosa che non ha prezzo. Non ci sono parole per descrivere questa cosa”.

Se le volessi dire qualcosa?

“Qua scappa la lacrimuccia… che tutto quello che faccio è per lei. E tutti i sacrifici che ha fatto per me… mo sta scappando a lacrimuccia… e quello che continuerò a fare è solo per lei”.

C’è qualcun altro di questa famiglia allargata che vuoi ricordare in questo percorso impegnativo di gioie, dolori, vittorie, sconfitte che ti ha portato a Parigi?

“Guarda, oltre ai miei compagni, Christian, Antonio, i ragazzi con i quali mi alleno, i miei allenatori… c’è stato un periodo che ci hanno creduto più loro. Perché dopo l’operazione ho avuto un calo drastico, l’avrò detto migliaia di volte, però quando hai una squadra, qualcuno che crede a volte più di te, è quello che ti permette di salire il gradino più alto. Quindi oltre mia madre ci sono i miei allenatori, i miei amici… perché io credo che senza un gruppo forte non vai da nessuna parte. Arriva sempre il punto da parte dell’atleta che non crede in se stesso. Chiunque credo abbia affrontato un periodo del genere ed è proprio lì che interviene il discorso dell’allenatore che ti trascina, degli amici che durante l’allenamento di stimolano a spingere di più, anche quando non ne hai voglia. Mi è capitato tante volte, soprattutto dopo l’operazione alla caviglia avuta a settembre. Sono stato tre mesi qui ad Ostia a fare fisioterapia mattina e sera, dalle nove fino alle sei di sera, fare allenamento dopo e sentire, loro che avevano fatto l’allenamento a Napoli, che mi chiamavano per assicurarsi che avessi fatto l’allenamento, se la fisioterapia era andata bene… è veramente molto importante avere un gruppo del genere, così forte ed unito”.

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